Chi pensa che le banche non potrebbero sopravvivere senza percepire interessi, ignora che esiste un’economia diversa dall’unica economia che viene insegnata e propagandata nei paesi occidentali.

L’economia basata sugli interessi rappresenta la fagocitazione delle economie mondiali da parte di quella che per millenni era tipicamente in mano agli ebrei, che per questo venivano considerati impuri anche dai cristiani che alla pari delle altre religioni, vietavano di “fare soldi dai soldi” vale a dire di chiedere interessi sui prestiti.

Questo accadeva fino al tardo medioevo quando venne gradualmente “sdoganato” il concetto di interesse (inizialmente solo per ritardata restituzione di un prestito) e successivamente come compenso e quindi legato al tempo. In questo modo si sono poste le basi per lo sviluppo dell’economia capitalista vale a dire quell’economia dove il lavoro non è l’unica fonte giustificata di arricchimento.

Gradualmente utilizzando opportunamente scuole e università il trasferimento generazionale delle conoscenze era sempre più limitato alla finanza cosiddetta “tradizionale” e l’uso a sproposito di questo termine fa ben capire quanto sia stato potente lo stravolgimento concettuale e la rivalutazione di quella che tradizionalmente era attività tipicamente ebrea, che viene elevata così ad altissimo ed unico livello di conoscenza.

FONDAMENTI TEORICI

La musharaka é uno dei modi di finanziamento che più rispecchiano la filosofia della finanza islamica. La musharaka decrescente (in arabo: “musharaqa mutanaqisa” ; in inglese: “diminishing musharakah” o “declining balance partnership”) è una delle strutture più utilizzate nel mutuo islamico di vari paesi che adottano la finanza islamica nel mondo, e consiste di due contratti distinti e separati (uno di partnership e un altro di locazione, o ijarah), in cui il cliente beneficiario gioca sia il ruolo di socio che quello di affittuario dell’ente finanziatore. Quest’ultimo, a sua volta, gioca un ruolo decisamente diverso dal ruolo tradizionale di finanziatore perché, nella musharaka decrescente, egli é parte attiva in un contratto di società, e ne assume non solo i vantaggi, ma anche i rischi che questo comporta.
Per fare un esempio concreto, supponiamo che l’ente finanziatore sia una banca: l’istituto di credito entra in partnership (primo contratto) con il cliente per l’acquisto dell’immobile individuato, e versa una quota per il suo acquisto (ad esempio l’80% del prezzo dell’immobile), lasciando l’acquisto della parte rimanente al cliente. Con il secondo contratto la banca affitta al cliente la sua porzione della casa (l’80%) ad un canone mensile che é equivalente alle rate di rimborso del finanziamento più il profitto della banca. Le rate (generalmente mensili) pagate dal beneficiario vanno a incrementare la sua quota di partecipazione nella musharaka e, quindi, nella proprietà della casa, che così aumenta man mano che quella della banca diminuisce. Questo processo prosegue fino al completo pagamento delle rate e al riscatto dell’intero immobile da parte del cliente, che avviene tramite un trasferimento di proprietà. È importante sottolineare che, durante l’intero tempo di “mutuo”, entrambi i partner sono comproprietari dell’immobile.
Le banche islamiche e le istituzioni finanziarie islamiche ricorrono spesso alla musharaka decrescente quando investono in un progetto, in una joint venture, in un’attività di business, o nelle lettere di credito. E’ chiaro che, come richiesto dal principio di Profit-and-Loss Sharing, le due parti coinvolte nel contratto condividono i profitti ma anche le eventuali perdite derivate da un eventuale fallimento del progetto.