Gli Shariah boards

Finora sono stati esposti i principali precetti che la Legge islamica impone agli operatori economici. Quelli fino qui enunciati sono principi generali pressochè unanimamente condivisi dalla comunità musulmana in quanto derivanti direttamente dalla lettura e dall’interpretazione delle Sacre Scritture.
La realtà economica moderna vede, però, una varietà infinita di situazioni ed opzioni che non raramente ingenerano dei dubbi circa la conformità all’Islam delle operazioni poste in essere. Può accadere che una banca si trovi a dover decidere se concedere o meno un finanziamento ad un impresa che non fa di un’attività proibita il suo core-business, ma è coinvolta in modo indiretto in settori haram; per esempio il prestito ad un’azienda che controlla o semplicemente partecipa un’impresa produttrice di armi. Anche il lancio di un nuovo prodotto bancario puó far sorgere il dubbio che la banca stia richiedendo, magari in via indiretta, un interesse alla propria clientela, il che renderebbe tale prodotto non conforme alla Legge islamica.

Come è facilmente immaginabile, situazioni del genere sono molto frequenti e vengono operativamente risolte attraverso la creazione di appositi consigli all’interno di ciascuna istituzione finanziaria, gli Shariah boards. Nella realtà gli Shariah boards possono assumere differenti denominazioni, che non cambiano la sostanza della funzione svolta. Tra le deniminazioni piú comuni, quelle di Shariah Supervisory Council, Shariah Committee, Shariah Advisory Council ecc.

Generalmente tali boards sono nominati dall’Assemblea degli Azionisti (impropriamente definita) e racchiudono al loro interno studiosi di elevata reputazione con una ampia esperienza nei settori dell’economia, della legge e del banking islamico. La funzione che svolgono è essenzialmente quella propria di un organo di garanzia. Per questo motivo il potere delle decisioni dello Shariah board è maggiore di quello degli stessi organi direttivi.

Questi organi specializzati supervisionano la creazione e lo sviluppo di ogni nuovo prodotto o servizio finanziario offerti dalla banca, verificandone l’obbedienza alla Legge islamica, con un ambito di competenza che è esteso ad ogni materia e ad ogni business unit, assicurando in questo modo che ogni transazione sia effettuata in stretta osservanza dei principi islamici applicati al banking. Gli Shariah boards rappresentano nell’Islamic banking il punto di convergenza tra la staticità dei principi religiosi e l’irrefrenabile mobilità ed innovazione del mercato finanziario. Non è improprio dire che all’interno di questi comitati si giocano le partite piú importanti, in prospettiva, nella competitività dei prodotti islamici rispetto a quelli offerti dal banking convenzionale.

L’Islam ha quattro principali scuole che studiano la Shariah, le quali hanno differenti interpretazioni riguardo determinati aspetti di applicazione della Legge islamica. Comunque tutte e quattro le scuole sono unanimi per quanto riguarda i principi base, prima descritti, anche in ambito finanziario. Quindi nonostante a volte siano presenti delle differenze di metodo, in linea generale gli Shariah boards
basano le loro decisioni su due tipi di fonti, le quali possono essere divise tra fonti primarie e secondarie. Le primarie comprendono il Corano e la Sunnah, quest’ultima indicante il modo in cui il profeta Maometto usava vivere ispirato da Dio ed è da considerare al pari del Corano come fonte indispensabile nella pratica della religione islamica. Quelle secondarie si dividono invece tra il consenso di opinione (limak), la deduzione per analogia (qiyas) e l’interesse pubblico (maslahah). Lo Shariah board ha quindi il compito di tradurre ed applicare i principi religiosi delle fonti in una pratica di tipo bancario e commerciale. È un ruolo di fondamentale importanza, perchè la conformità alla Shariah rappresenta il punto di appoggio dell’intera intermediazione di stampo islamico. Al tempo stesso determinano le soglie di ammissibilità – variabili a seconda dell’integralismo o della corrente – di coinvolgimento (di prodotti, imprese, etc..) in settori non permessi.

La presenza all’interno dell’organigramma aziendale di tali comitati è senza dubbio uno degli elementi di maggiore distacco rispetto la struttura delle banche convenzionali, e incide profondamente su tutta l’attività svolta dalla banca. Ruolo di un efficiente sistema di corporate governace è quello di assicurare assoluta indipendenza del comitato ed efficacia delle sue decisioni.

Benchè la finanza islamica nasca come fenomeno di carattere religioso e si diffonda andando incontro alle esigenze di una clientela prevalentemente musulmana, non significa che la sua affermazione in ambito internazionale nel lungo periodo possa prescindere da una valutazione critica circa le performances economiche. Sotto questo profilo c’è da dire che fino ad oggi è stata mostrata una certa elasticità interpretativa; talvolta alcuni prodotti giudicati conformi alla Shariah sono stati dei semplici “riadattamenti” di alcuni prodotti bancari convenzionali, che prevedevano la corrisponsione di interessi, distribuiti sotto una forma tecnica diversa ma riproponendo in sostanza le stesse caratteristiche nel rapporto con la clientela.

Nello sviluppo dell’Islamic banking, un punto potenzialmente critico è rappresentato dalla molteplicità degli Shariah boards. Come sottolineato in precedenza, ogni istituzione finanziaria che voglia dichiararsi “islamica” deve dotarsi di tali comitati per avere un organo di garanzia indispensabile nel giudicare la conformità religiosa delle attività poste in essere. L’indipendenza, necessaria, di ogni singolo comitato ingenera peró il rischio di pervenire a difformità di giudizio su materie in realtà del tutto simili. Un prodotto o un investimento giudicato conforme alla Legge da uno Shariah board puó essere valutato non conforme da un altro board. Questa situazione potrebbe portare alla confusione tra gli usufruitori di prodotti islamici ed una conseguente sfiducia nel mercato. Al tempo stesso potrebbe verificarsi un effertto concorrenziale che nel tempo potrebbe portare ad un livellamento non dei prezzi ma delle operazioni; in alternativa la situazione che probabilmente si verrà a creare sarà quella di una specializzazione dei paesi a seconda delle operazioni bancarie.

La problematica della molteplicità degli Shariah boards, ancor lontana dall’essere risolta anche nei paesi all’avanguardia in tema di Islamic banking, riguarda due diversi ambiti: quello nazionale e quello internazionale. Il primo, oltre ad essere il piú pressante è anche l’ambito in cui i singoli governi possono agire con maggior tempestività ed efficacia, dettando regole di comportamento generali per tutti gli operatori. Tale maggior facilità di modifica, per contro, rende molto più influenzabile dalla massa e dai diversi avvenimenti sociali l’emanazione di tali regole. I governi possono sfruttare, oltre allo strumento legislativo, la competenza e la reputazione degli organi di vigilanza e regolamentazione del mercato già esistenti, come le banche centrali e le commissioni di vigilanza.

In paesi dove la finanza islamica è già una realtà consolidata, gli Shariah boards presentano spesso al loro interno dei comitati di accertamento della conformità islamica, operanti peró non in via generale, ma solo su argomenti legislativamente di propria competenza. In paesi dove è stato creato un mercato islamico parallelo a quello di stampo convenzionale, gli Shariah boards degli organi di vigilanza decidono se i prodotti possono accedere o meno a tale mercato, qualora gli operatori finanziari proponenti ne facciano richiesta.

Uno sviluppo prevedibile potrebbe essere la creazione di Shariah boards centralizzati chiamati a decidere circa la conformità di tutte le operazioni poste in essere in un dato paese. Una soluzione del genere elimina le difformità di giudizio all’interno dello stesso mercato, favorendone la comprensibilità e la trasparenza.

Parallelamente, si creerebbe una giurisprudenza di tipo economico-bancario che andrebbe a costituire un importante fonte di informazione a disposizione delle singole istituzioni finanziarie.
Il secondo ambito in cui la molteplicità interpretativa deve ancora essere discussa è quello internazionale che, contrariamente al primo è modificabile in maniera molto più lenta fornendo quindi un carattere di stabilità nel tempo. L’Islamic finance è un fenomeno di portata mondiale, non ristretto ai singoli mercati nazionali. Le differenti interpretazioni della Legge islamica sono non raramente accentuate dalla distanza geografica, essendo presenti in diversi contesti comunità piú o meno integraliste ed allo stesso tempo piú o meno evolute sotto il profilo finanziario. In questa situazione un ruolo di primo piano deve essere giocato dalle istituzioni economiche internazionali islamiche, le quali devono rafforzare la loro funzione di coordinamento dei singoli stato nazionali. Ad oggi questo coordinamento è molto flebile, ma la criticità del problema è tale che il dibattito assumerà proporzioni  importanti nell’immediato futuro.